martedì 21 aprile 2015

IL TRASLOCO



Cari Amici del blog,
Oggi vorrei parlare del trasloco. Non so se avete avuto la fortuna di farne uno recentemente, ma per quanto mi riguarda ho deciso 15 anni fa che non ne avrei più fatto uno. Mi spiego : ci sono persone il cui lavoro è di spostare mobili. Non è un caso L’abitudine (non so se solo francese) è invece di chiamare amici o famiglia per farsi aiutare. Ho un segreto da dirvi : non è affetto divertente farlo ! Preferisco pagare una ditta e vedere che tutto è fatto in metà giornata, piuttosto che dover sopportare la pressione del camion da restituire e delle persone che non fanno altro che parlare. Ho anche fatto dei calcoli : per me è quasi la stessa spesa per far lavorare dei professionisti. Quando fai da solo, devi noleggiare un camion, organizzare tutto (il che implica tempo), ma anche pagare il pranzo e (di solito) invitare tutti dopo. Alla fine è esattamente (o quasi) la stessa cosa. Ma quando ne parlo, generalmente, la gente mi dice che è bello fare un trasloco con amici. Non è bello, è la più grande fatica del mondo ! Considerate il prezzo del trasloco paragonato all’acquisto (o affitto) di una casa. Non è niente e ti evita probemi ! Voi che ne pensate ?

UNA SAPIENZA ALLA FRANCESE



Il film di Eugène Green ha avuto delle buone critiche. È normale, perchè il registà ci ha messo tutti gli ingredienti per piacere ai critici francesi, o piuttosto parigini. Dunque ci si trovano la bellezza del Lago Maggiore (più Isola Bella, niente meno), il mistero dell’architettura barocca, il fascino della gioventù (benché un pò debole), il problema dell’amore per le vecchie coppie, senza dimenticare il potere della filosofia. Ma soprattutto, il regista ha girato il suo film « alla francese », una certa idea che gli artisti stranieri si fanno della cultura francese. Per questi registi il grande riferimento è la Nouvelle vague con Godard come capofila. Eugène Green ha scelto altri riferimenti del cinema francese che sono anche interessanti : Bresson, Straub, Rohmer. Possiamo dire che il suo film è una sorta di film di genere, alla maniera di un cinema passato, un cinema intellettuale ma alla fine il film e quasi una caricatura. Potremmo pensare di doverlo vedere comunque con ironia, ma forse il regista l’ha fatto seriamente. Per noi, che abbiamo voglia di imparare bene l’italiano, il film è interessante per due ragioni. La prima è che i protagonisti parlano un italiano perfetto, un italiano per il metodo Assimil, nessun dialetto, nessuna impurità, un bel corso per l’uso del Lei. La seconda ragione  è l’utilizzo della seconda persona del plurale come forma di cortesia, ma solo nella parte del film che é ambientata nell’epoca di Borromini (seicento). Ciò che è strano è che questa forma è anche utilizzata nei fumetti oggi… Un caro amico professore mi ha detto che l’uso del Lei è un segno di rispetto che è stato imposto dalla borghesia, mentre l’uso del voi sarebbe piuttosto stato utilizzato dal popolo, e anche imposto da Mussolini durante il periodo del fascismo…

giovedì 16 aprile 2015

LA MIA PASSIONE PER I FIORI



Se dovessi parlare dei tre ricordi che hanno segnato la mia gioventù, uno dei tre ( sarebbe con dei fiori.
Ve lo racconto :
Sono molto piccola e sono nel Var, nel giardino della mia bisnonna. Intorno a me tutto è più o meno della mia statura, sono tra gli iris e una magnifica vegetazione, il mare è proprio qui accanto, basta girare a destra all' uscita del giardino.
Cresco e vedo mia madre che prepara delle bellissime decorazioni floreali per le feste della famiglia.
Per me è normale , non mi pongo delle domande.
Traslochiamo da Parigi a Tours e siamo circondati in particolare dai castelli della Loira e dal mondo dell' artigianato. Quando vado a visitare Chenonceau ci sono sempre composizioni floreali molto belle che cambiano secondo le stagioni e i temi.
Ecco da dove nasce la mia passione per i fiori.

BAGAGLI DANNEGGIATI



Ciao tutti !
Ho appena scoperto con interesse che esiste un sito chiamato AirHelp che propone di risarcire e di aiutare i passeggeri delle compagnie aeree in caso di volo ritardato, annullato o di rifiuto di imbarco.
L'articolo che ho letto su questo servizio, mi fatto reagire su un tema abbastanza vicino. Lavoro come venditrice (collaboratrice del manager, per essere precisa) nel settore dei bagagli in un grande magazzino parigino.
Regolarmente, incontro dei clienti i cui bagagli sono danneggiati durante il volo o in aeroporto. Non immaginate la fatica che ci vuole è per avere un indennizzo della compagnia aerea. Niente è fatto per semplificare loro il compito. Né l'aeroporto, né la compagnia informano i passeggeri sugli eventuali rimborsi. Questi ultimi non incitano i loro utenti a farlo (ok, so bisogna avere voglia di brontolare dopo un lungo volo.)
Talvolta anche, le compagnie raccontano delle stupidità per evitare di rimborsarvi.
Ho avuto il caso di una cliente, la sposa di un ex ministro francese a cui la compagnia ha fatto credere che i danni causati da loro fossero coperti dalla garanzia e che questa signora sarebbe dovuta andare dove l'aveva acquistata per farsi rimborsare dalla marca o dal negozio.
Le ho spiegato la procedura che è molto "semplice": o gli forniamo una fattura affinché si faccia rimborsare la sua valigia, o mandiamo suddetto bagaglio verso il riparatore gradito che stabilirà un preventivo, da inviare all'assicurazione della compagnia aerea, o un certificato di irreparabilità da unire alla fattura di acquisto di una valigia nuova per farsi rimborsare. Il punto é che sarebbe bene comunicare anche su questi problemi !
Qualcuno ha avuto già questo genere di preoccupazione? Come ne siete usciti?

POSTURE CINEMATOGRAFICHE



Fra i film visti da qualche mese ce ne sono alcuni che fanno parte di una categoria che potremmo chiamare la postura cinematografica. Prenderò quattro esempi ; Eau argentée di Ossama Mohammed, Timbuktu di A. Sissako, di cui abbiamo già parlato, e altri due ; Inherent Vice di Paul Thomas Anderson e Revolution Zendj di Tariq Teguia. Questi film sono molto diversi, alcuni sono fatti con pochi soldi per un pubblico limitato, e invece gli altri sono piuttosto commerciali.
In Eau argentée, il regista aveva scelto di mostrarci la vita impossibile nella Syria in guerra, cosa che era gia una bella sfida. Il film avrebbe potuto essere un buon documentario con la testimonianza della donna a Oms. Non era necessario aggiungere un discorso intellettuale, come un « evidenziatore », nello stile del cinéma francese di avanguardia. Ritroviamo lo stesso problema nell’ultimo film di Tariq Teguia, che aveva tuttavia fatto un bel film, Inland, visto l’anno scorso. In La révolution Zendj, il suo cinema diventa pretenzioso e formale. Anche lui fa il Godard, come se avesse bisogno di una legittimitazione culturale, per piacere al pubblico parigino. Il viaggio del protagonista (un giornalista) è solo un pretesto per affrontare i temi contemporanei delle guerre orientali. Ma tutti questi temi sono trattati in un modo superficiale e soprattutto per fare delle belle imagini.
Abbiamo già parlato di Sissako, il più famoso dei registi africani (che non sono numerosi). Con Timbuktu, è un altra forma di postura, il film politico, ma trattato come una fiaba, un piccolo teatro con delle belle persone, dei bei paesaggi e una bella musica.
Nel film di Anderson, siamo davanti ad un altro genere, il cinema americano, con attori famosi e un budget importante. A differenzia degli altri, Inherent Vice non pretende di dare un messagio alla civilizzazione, nessun discorso politico. La postura è del tutto formalista, un auto-riferimento cinematografico, un gioco solo dedicato alla performance dell’attore, Joachim Phenix. E malgrado la vacuità totale della storia, malgrado la noia dello spettatore, questo film è riuscito a sembrare interessante alla critica…