martedì 21 aprile 2015

UNA SAPIENZA ALLA FRANCESE



Il film di Eugène Green ha avuto delle buone critiche. È normale, perchè il registà ci ha messo tutti gli ingredienti per piacere ai critici francesi, o piuttosto parigini. Dunque ci si trovano la bellezza del Lago Maggiore (più Isola Bella, niente meno), il mistero dell’architettura barocca, il fascino della gioventù (benché un pò debole), il problema dell’amore per le vecchie coppie, senza dimenticare il potere della filosofia. Ma soprattutto, il regista ha girato il suo film « alla francese », una certa idea che gli artisti stranieri si fanno della cultura francese. Per questi registi il grande riferimento è la Nouvelle vague con Godard come capofila. Eugène Green ha scelto altri riferimenti del cinema francese che sono anche interessanti : Bresson, Straub, Rohmer. Possiamo dire che il suo film è una sorta di film di genere, alla maniera di un cinema passato, un cinema intellettuale ma alla fine il film e quasi una caricatura. Potremmo pensare di doverlo vedere comunque con ironia, ma forse il regista l’ha fatto seriamente. Per noi, che abbiamo voglia di imparare bene l’italiano, il film è interessante per due ragioni. La prima è che i protagonisti parlano un italiano perfetto, un italiano per il metodo Assimil, nessun dialetto, nessuna impurità, un bel corso per l’uso del Lei. La seconda ragione  è l’utilizzo della seconda persona del plurale come forma di cortesia, ma solo nella parte del film che é ambientata nell’epoca di Borromini (seicento). Ciò che è strano è che questa forma è anche utilizzata nei fumetti oggi… Un caro amico professore mi ha detto che l’uso del Lei è un segno di rispetto che è stato imposto dalla borghesia, mentre l’uso del voi sarebbe piuttosto stato utilizzato dal popolo, e anche imposto da Mussolini durante il periodo del fascismo…

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