Ho visto due film che
parlano del fascismo contemporaneo, uno si chiama Timbuktu di A. Sissako,
l’altro è Eau argentée di O. Mohammed.
Nel primo film, il regista ci parla dell’invasione del Mali
da parte degli islamisti. Il film è piuttosto una fiction che sarebbe ispirata
da fatti reali. Si vede una città che potrebbe essere Timbuktu, in realta è un
paese, dove vivono degli abitanti sotto la vigilanza di uomini armati. Questi
uomini, con il pretesto della religione decidono cosa possa fare o non fare la
gente. Si capisce che sono stupidi e che la situazione è assurda. Gli islamisti
fanno la legge e possono uccidere chi non gli ubbidisce. La scena che tutti
trovano geniale è quella del calcio senza la palla.
Nell’ altro film, si parla dell’assedio della città di Homs
in Syria da parte dell’esercito del dittatore Assad. Ci si vede la vita
impossibile degli abitanti sotto le bombe, le strade piene di cadaveri…La
barbarie quotidiana. Il film è un documentario che vorrebbe essere una fiction.
I due film sono
completamente diversi nella loro estetica. Timbuktu ha una forma molto
classica, un pò come un film pubblicitario, un invito a visitare quei bei
paesaggi. Alcune scene sono accompagnate da una musica talmente romantica da
far piangere.
Eau argentée, invece, è un film fatto con dei pezzi di
réalta che il regista ha preso su Youtube, delle immagini della guerra in Syria,
ma anche dei video fatti dai soldati. Questi sono davvero orribili ;
assassini, stragi, torture… Lo spettatore si trova in una situazione di voyeurismo
molto scomodo. Il problema è che il regista non si accontenta di questo tema,
vuole anche mostrare che lui è un vero regista, un artista, come Godard per
esempio. Dunque il film è carico di una problematica formalista e intellettuale
abbastanza fastidiosa.
Nei due casi, siamo confrontati a delle situazioni
insopportabili ma non c’è nessun tentativo di spiegare il perchè e il come di
quelle catastrofi, catastrofi che non sono naturali.
Nei due casi, conta solo l’emozione, con solo una
possibilità : essere indignati, urtati, scioccati, ma anche esasperati da questo
metodo cinematografico.