Dopo aver letto l'articolo di Jean-Baptiste, ho fatto alcune ricerche su internet e ho trovato questo articolo che mi ha molto colpito. "Nel gennaio 2003, all’interno del
Columbia, i sette astronauti si stavano adattando a tutte le stranezze e le
meraviglie dello spazio. Era la ventottesima missione dello shuttle. Gli astronauti erano in continua comunicazione con il
Controllo missione di Houston, che sapeva già che un blocco di schiuma solida
di circa 800 grammi si era staccato dal serbatoio esterno dopo il
decollo. L’equipaggio era stato avvertito con un’email nella quale si diceva che
era un problema “di cui non valeva neanche la pena di parlare”. La verità era
che comunque non si poteva fare nulla. Un alto funzionario della Nasa si
era chiesto parlando a un collega: “Non pensi che sia meglio per loro starsene
lassù tranquilli e morire improvvisamente durante il rientro piuttosto che
rimanere in orbita sapendo che non c’è niente da fare se non aspettare che finisca
l’aria?”. Il 1 febbraio furono autorizzati a rientrare. La capsula
in cui si trovava l’equipaggio, nel muso dello shuttle, si staccò. Le luci
della cabina si spensero. All’interno della capsula le
atmosfere si mescolarono, fino a quando il modulo non si spaccò completamente
lasciando entrare il rarefatto, gelido cielo nero-blu." Trovo che sia una storia molto triste ma anche molto bella.
Caro JB,
RispondiEliminaanche a me piacerebbe moltissimo vedere lo spazio, se potessi permettermelo. Ma già ho paura degli aerei, anche se devo prenderli lo stesso, figuriamoci dei viaggi spaziali ! Forse tra molti anni tutto sarà più sicuro, ma per adesso credo che lo spazio resterà un sogno per me !