Roma. Dall’angolo opposto della classe Martina
guarda Viola e il gruppetto delle «splendide» che al momento della ricreazione sono
riunite tutte in cerchio. «Vuoi far parte del nostro gruppo? Vuoi essere mia amica, sì o no?» la scuote. Fa un cauto
cenno di sì con la testa. «Allora leccami le scarpe. Ma non sopra, sotto ». Ci siamo,
è la prova della «sottomisione
» per entrare nel club. E
Martina esegue. Salvo poi raccontarlo alla mamma che furibonda
piomba nella classe di V elementare di questa scuola del Nord per parlare con
la maestra. Proprio così. Se un tempo erano bulli & pupe, adesso
anche le pupe sono diventate bulle.
Leggendo questo articolo, mi sono ricordata del moi passato scolastico. Ero una bambina piuttosto riservata e grassottella, come sono ancora oggi. Spesso le mie compagne e i miei compagni mi hanno preso in giro per questo, e io ho sofferto perché a quell’età non si ha la forza per reagire. Ma mai si è arrivati all’eccesso come nella scena raccontata nell’articolo. Credo che il bullismo sia un problema sociale reale e che vada combattuto. Voi che bambini eravate? Avete mai assistito a scene di bullismo o i vostri figli ve l’hanno raccontato ?
RispondiEliminaFortunatamente, non ho conosciuto mai parenti vittime di bullismo.
RispondiEliminaPenso di avere un'opinione conservatrice sulla causa e sul rimedio del bullismo.
Spesso i bambini sono dei re a casa e a scuola e non ubbidiscono più. Credo che si debba restaurare il potere e l'autorità dei genitori e dei professori.
Ma la società lo vuole ?
Cara Lelia,
RispondiEliminai miei genitori sono adesso pensionati, ma quando ero bambino loro erano degli insegnanti. Ho avuto la fortuna (o la sfortuna), con mio fratello e mia sorella, di avere studiato una volta con mia madre e anche piu tardi con mio padre. Certo, ero guardato dagli altri allievi come il figlio del maestro (o maestra). Bisogna precisare che nel piccolo paese dove vivevamo, il maestro fa parte come il sindaco o il medico delle persone importanti, a differenza di quanto capita in una grande città. Mi ricordo qualche scena un pò spiacevole con dei ragazzi che mi prendevano di mira, ma non sempre.
Invece, i miei genitori per non essere stati sospettati di privilegiarci erano piuttosto severi con i loro figli. Dunque quando tornavamo da scuola, io e mia sorella, andavamo da nostra madre per lamentarci perchè il babbo non era stato gentile con noi.