La settimana scorsa, sono andato al teatro dell’Odeon
per vedere Ivanov, una pièce scritta da Tchekov nell’anno 1885. Luc Bondy è il regista, Richard Peduzzi, lo
scenografo. Ho visto anche il film Foxcatcher, ispirato da una storia vera.
Parliamo prima di Ivanov : all’ inizio dello
spettacolo, il protagonista è seduto davanti al palcoscenico, sta leggendo, con
le spalle voltate. Ivanov è un uomo intelligente, strano,
depresso. Soprattutto, si annoia. Non puo restare tranquillo a casa la sera,
con sua moglie. Dunque ogni sera, va da un vicino, alla casa dei Lebedev, una
famiglia piuttosto ricca che riceve la « buona società » locale.
Durante queste sere, tutti provano a divertirsi, ma senza grande convinzione.
Qui anche Ivanov si annoia, fra la padrone di casa, una vera taccagna, e un
giocatore di carte fastidioso, sono dei personnagi vuoti, quasi idioti. Eccetto
il dottore, che crede di essere il solo uomo onesto di questa societa, qli
altri non fanno niente. Anche Ivanov, lui che era tanto coraggioso, una volta,
non ha più voglia di lavorare.
L’attore
Micha Lescot fa un Ivanov elegante e seducente, ma perso nei suoi pensieri,
neri… Siamo fra lo spleen di Baudelaire e la crisi Freudiana. Il protagonista è
allo stesso tempo simpatico e orribile, orgoglioso e misero. L’opera di Tchekov
ci parla di un mondo, la Russia dell’epoca, in cui nessuno riesce a cambiare la
propria condizione.
Luc Bondy recita con talento tra il comico e il tragico
della piece. Anche la scenografia è molto riuscita, sobria, mutevole. Uno
spettacolo quasi perfetto.
Il
film di Benett Miller che è ambientato in Pensylvania, tratta dell’incontro fra
due personaggi psicologicamente deboli, uno è il ricchissimo erede dell’impresa
Du Pont, l’altro un povero ex campione olimpico di lotta. Il signor Du Pont
« compra » il lottatore per esistere e quest’ultimo esiste grazie a
lui. Ognuno ricerca una forma di legittimità esistenziale attraverso l’altro.
Poi il lottatore si rende conto che Du Pont è un pericoloso pazzo, mentre il
giovane capisce, con molta sofferenza, l’assurdità della sua situazione, con,
in più, la rivalità con suo fratello, fino alla tragedia.
In entrambi i casi, siamo davanti alla tragica condizione
umana…
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