lunedì 26 giugno 2017

IL MATRIMONIO




Questo matrimonio non si deve fare né ora né mai, dissero i bravi al povero curato. Parole sante specie oggi in cui tale istituzione mostra tutte le sue crepe: del suo significato sacramentale poco rimane: spesso esiste solo il cerimoniale, il contorno folcloristico della chiesa addobbata e dei due all’altare, mascherati da sposi, ingessati negli abiti comprati per l’occasione, quelli da non indossare mai più, quasi a simboleggiare quel per sempre su cui giurano e spergiurano, non potendo sapere in anticipo che il sempre non esiste. In aggiunta pronunciano, senza colpo ferire, parole e frasi che farebbero sobbalzare i santi: prometto di essere fedele sempre, di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita… Tutti i giorni? Persino quelli in cui non si sopporta più che l’altro respiri vicino? Persino quando il più piccolo, il più banale dei gesti, dallo starnuto allo sbadiglio produce allergia? E che ne diresti di tutti gli altri in cui si desidererebbe essere sordi e ciechi? Altra frase capitale: saremo una sola carne
e un solo spirito, un amalgama indistinto e gelatinoso? Scherziamo? Verrebbe proprio da dire: mio Dio perdona loro perché non sanno quello che fanno. Eppure ci si sposa ancora. Escludendo l’amore che come si sa viene e va, quale ragione le pare possa ancora se non giustificare almeno aiutare a comprendere una scelta che, usando un eufemismo, mi sento di definire se non altro anacronistica? Ritengo che il futuro sarà
migliore se la vedrà scomparire.

Nessun commento:

Posta un commento